‘Supply Chain Act’: obbligo di due diligence nella catena di fornitura
Pubblicata in Gazzetta Ufficiale UE il 5 luglio 2024
La Direttiva CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive), nota anche come Supply Chain Act, è diventata legge a partire dal ventesimo giorno dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale UE e quindi dal 26 luglio 2024.
Dopo la Direttiva CSRD e gli standard ESRS, la Direttiva CSDDD si configura come un ulteriore passo verso il rafforzamento delle norme di rendicontazione di sostenibilità con riferimento ai criteri ESG.
Con la CSDDD infatti, le imprese diventano responsabili per gli impatti negativi, reali o potenziali, su ambiente e diritti umani non solo riguardanti la propria attività, ma anche quella dei propri fornitori e subfornitori.
In particolare, la direttiva disciplina:
– l’adozione di policy interne e sistemi di gestione del rischio;
– l’individuazione e valutazione degli impatti negativi;
– la creazione di strumenti di segnalazione e canali di comunicazione;
– il coinvolgimento delle parti interessate nella filiera;
– la prevenzione o minimizzazione degli impatti negativi;
– la verifica, il monitoraggio e la valutazione dell’efficacia delle misure adottate;
– la rendicontazione della politica e delle misure di due diligence secondo la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) e i principi ESRS (European Sustainability Reporting Standards).
Quali sono gli step di adozione e quali le aziende coinvolte?
Gli Stati membri dell’Unione Europea dovranno conformarsi alla Direttiva CSDDD entro due anni e l’applicazione sarà graduale e coinvolgerà:
le società con oltre 5.000 dipendenti e un fatturato superiore a 1.500 milioni di euro a partire dal 26 luglio 2027;
le società con oltre 3.000 dipendenti e un fatturato superiore a 900 milioni di euro a partire dal 26 luglio 2028;
tutte le altre imprese con oltre 1.000 dipendenti e un fatturato superiore a 450 milioni di euro a partire da gennaio 2029.
Ma le altre aziende sono coinvolte e in che modo?
Non solo le grandi aziende saranno chiamate a rispondere delle loro azioni: con la CSDDD, tutta la catena di fornitura è sotto i riflettori, trasformando ogni anello in un custode di sostenibilità.
Di riflesso, pur non essendo direttamente soggette a obblighi normativi, le imprese italiane che fanno parte della catena di fornitura di un’azienda soggetta a tali obblighi devono comunque prepararsi. Questo perché i loro clienti (ossia le aziende obbligate), potrebbero richiedere l’adeguamento alla normativa per continuare a collaborare.
Quali sono quindi le verifiche da effettuare nella propria organizzazione e le attività da porre in essere per un Fornitore nella catena per la conformità alla CSDDD?
Di seguito un elenco di attività da valutare con chi segue la sostenibilità in azienda.
1 Valutazione dei Rischi e degli Impatti nelle Proprie Attività:
Effettuare una valutazione dei rischi ambientali, sociali e di governance all’interno delle proprie operazioni e lungo tutta la propria catena di fornitura.
Considerare come le proprie attività possano influenzare negativamente l’ambiente e i diritti umani, ma anche come possano essere impattate da pratiche non sostenibili a monte o a valle.
2 Adozione di un Approccio Basato sul Rischio:
Implementare misure preventive per evitare violazioni di norme e scenari di rischio identificati.
Stabilire procedure interne per monitorare e gestire i rischi legati a diritti umani, ambiente e legalità.
3 Conformità agli Standard ESG:
Sviluppare e implementare politiche aziendali coerenti con i principi ESG (Environmental, Social, Governance).
Creare framework e azioni specifiche per tutelare tali principi, in linea con le aspettative dei clienti e dei regolatori.
4 Due Diligence verso i Subfornitori:
Condurre verifiche di due diligence sui subfornitori per garantire che anch’essi siano conformi ai requisiti normativi e agli standard ESG.
Richiedere evidenze e certificazioni che attestino il rispetto delle normative e degli standard aziendali.
5 Monitoraggio e Reportistica:
Implementare sistemi di monitoraggio continuo per valutare le prestazioni di sostenibilità proprie e dei subfornitori.
Mantenere trasparenza attraverso report periodici sulle azioni intraprese per mitigare i rischi e migliorare la conformità.
6 Formazione e Sensibilizzazione del Personale:
Formare il personale sui requisiti di conformità e sulle migliori pratiche ESG.
Promuovere la consapevolezza interna riguardo l’importanza del rispetto delle normative CSDDD.
7 Collaborazione e Coinvolgimento degli Stakeholder:
Lavorare a stretto contatto con i clienti e gli altri stakeholder per migliorare continuamente le pratiche di sostenibilità.
Partecipare attivamente a iniziative e programmi di miglioramento della sostenibilità lungo la catena di fornitura.
8 Piani di Azione per la Conformità:
Stabilire piani di azione per affrontare eventuali non conformità riscontrate nelle proprie operazioni o lungo la catena di fornitura.
Implementare misure correttive e migliorative in tempi rapidi per garantire il rispetto delle normative.
Conclusioni
In sintesi, anche le imprese che non sono direttamente obbligate dalla normativa CSDDD devono iniziare a prepararsi per un futuro in cui i requisiti normativi diventeranno parte integrante delle pratiche aziendali. Questo significa non solo garantire la conformità ai propri standard interni, ma anche promuovere una cultura di sostenibilità, trasparenza e responsabilità lungo tutta la catena di fornitura. A tal fine, sarà essenziale adottare un approccio proattivo basato sulla gestione dei rischi, collaborando con fornitori e partner per assicurare che tutte le parti coinvolte rispettino i criteri ESG (Environmental, Social, and Governance). Solo così le imprese potranno rimanere competitive, ridurre i rischi reputazionali e operativi, e contribuire a un impatto positivo sul piano ambientale e sociale.